Patrizia

“Tu qui non ci sei”

Ricordo questa sua frase davanti al palinsesto della radio. La cugina era d’altra parte dello studio, noi avevamo scambiato poche parole e molti sguardi fin dal giorno che ci avevano presentato. M’ero pure cresciuto un anno pur di fare una buona impressione. Lei veniva dalla Toscana, aveva lunghi capelli mori, un po’ ricci e ondulati come piacciono a me. Quel giorno ero salito in radio dopo aver frettolosamente parcheggiato la mia Guzzi al solito posto. In piazza poche anime, l’estate portava tutti verso il mare. Mi avevano detto che era passata una carina qualche giorno addietro, avevo fatto finta di non sapere chi era.

 

Dopo esserci salutati con le solite poche parole, lasciammo la cugina nello studio principale e noi ce ne andammo a gironzolare per gli altri locali, d’improvviso lei si fermò davanti al palinsesto e mi disse che io lì non ero segnato e che quindi non facevo parte dello staff di quella radio. La guardai senza ribattere, a stento trattenei una sonora risata. Avrei dovuto spiegarle che usando uno pseudonimo e non conoscendo lei questo nomignolo era giusto e sbagliato insieme, quello che asseriva. Ma non ci fu tempo per queste spiegazioni. Dopo due o tre mossettine eravamo stretti in un fortissimo abbraccio e persi in un interminabile bacio.

 

Quella carina era tra le mie braccia e ci sarebbe rimasta fino alla fine di agosto di quell’anno. L’ultima sera, aveva i jeans e un golfino rosso. Ci sedemmo sulla solita panchina nel parco che tante volte ci aveva coccolati offrendoci il suono delle cicale e dei grilli di notte, e, il canto degli uccelli di giorno. Gli ultimi istanti di quella nostra breve storia d’amore adolescenziale. I nostri girovagare in moto, le volte che l’avevo presa e riportata a casa sotto una pioggia che sembrava asciugarsi appena veniva a contatto coi nostri corpi ardenti di amore e sentimento.

 

Mi vennero in mente le sue dolci lacrime quando pensava che avessi un’altra perchè un giorno ritardai un po’ e non potei avvertirla. Pensai a come sarebbe stato il giorno dopo senza il suo sorriso, il suo sdrammatizzare ogni cosa, le sue mani intrecciate nelle mie, le sue gambe stese sopra di me. La guardai negli occhi, le misi una mano lungo la schiena, volevo che tracce di lei rimanessero impresse sui miei polpastrelli per sempre. Un segno indelebile del suo passaggio nella mia vita.

 

Arrivò sua cugina, era ora di andare, un abbraccio e lo stesso bacio del primo giorno, poi non guardai più verso di lei, non ebbi la forza di vederla andare via. Non ci scrivemmo mai una sola parola. Sarebbe stato troppo doloroso per chi come noi, aveva vissuto tutto essendo parte dell’altro, dal respiro al battito del cuore. Quel cuore che mi stava dando il primo grande dispiacere.

 

Romeo and Juliet – Dire Straits

 

Patriziaultima modifica: 2008-07-10T15:25:00+02:00da rickyapple
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