Sliding doors

Mi ricordo di te al ritorno da scuola, mi piaceva guardarti fino a farti stranire. Io ripartivo e tu tornavi, l’incrocio delle 13,45. Tu scendevi, io salivo. Finestrino della Peugeot un po’ abbassato per guardarti negli occhi, quei tuoi occhi neri, dietro gli occhiali da vista. Era primavera, l’inconfondibile profumo di primavera nell’aria. Mi piaceva il tuo modo di camminare, quel tuo essere bella da scoprire, quella unicità che nel tempo è rimasta tutta tua. Mi piaceva quel tuo guardare e voltare lo sguardo, quello sbirciare con la coda degli occhi. I tuoi capelli un po’ selvaggi rifinivano un viso di intenso fascino e seduzione.

 

Per giorni e giorni solo sguardi, lunghi sguardi in brevi istanti, giusto il tempo di un incrocio. Nessuna parola, niente di te, neanche il tuo nome. La piazza, il bar, i mille giri di paese per incontrati, i mille pretesti per fermarti, i mille dubbi prima di provarci. Ci penso, ci ripenso, rimando, è il caso, non è il momento, adesso o più tardi. Domani. Quanti domani prima di una parola, di due parole, di qualche parola. Parole e amori di mezzo, storie parallele, tu che scendi e sali su un altro treno dal quale non sei ancora scesa. Ci siamo incrociati, sfiorati, guardati,parlati, pensati. Siamo stati vicini poi lontani. Poi sono finite anche le parole, gli sguardi non sono più gli stessi, solo i tuoi occhi sono più belli. Ti vedo sempre meno, giri su e giù tra testa e cuore, tra ieri e oggi, tra lui e me, tra sogno e realtà   

 

883 – Come mai 

Sliding doorsultima modifica: 2008-07-17T15:10:00+02:00da rickyapple
Reposta per primo quest’articolo