Banche in picchiata

687152374.jpgLa crisi mondiale dei mercati si sta espandendo a macchia d’olio. Le borse di tutto il mondo, nonostante le rassicurazioni dei vari governi, ogni giorno bruciano soldi come legna sul fuoco. Le immissioni di liquidità da parte del governo americano non sono state sufficienti a salvare veri colossi della finanza. Ma cosa succede quando una banca dichiara il fallimento? Succede che ovviamente dice di non poter pagare i propri debiti. A questo punto scende in campo il governo di turno che pur di arrestare sul nascere la paura del comune cittadino, immette liquidità nelle casse dell’istituto in crisi. In pratica tutti i contribuenti vanno a risanare il bilancio di chi ha fatto scelte scellerate ma nonostante tutto ha continuato ad elargire fior di stipendi ai propri amministratori delegati.

 

Tutto è iniziato in America e nel sogno americano del liberismo di Bush il quale immaginava di poter contare su 1741337070.jpgdi un mercato immobiliare in inarrestabile espansione e sul confezionamento dei pacchetti derivati. Mettere a bilancio grandi cifre era il modo per garantire le famose ed esosissime stock option dei manager. Per raggiungere tali obiettivi non si è badato alla sicurezza del denaro concesso ma solo al confezionamento di pacchetti anche ad altissimo rischio.  Questi pacchetti, una volta scoppiata la bolla dei subprime, sono diventati buoni a niente, il loro valore si è azzerato. Per gli istituti di credito si è trattato di mettere a bilancio perdite astronomiche e la conseguente crisi di liquidità è stata la naturale evoluzione del crack.

 

Draghi, governatore di Bankitalia , ha detto che nel nostro paese la liquidità è “soddisfacente e adeguata”. Bush prima che la crisi travolgesse le banche americane, diceva più o meno le stesse cose.  In Europa molti governi stanno intervenendo per cercare di arginare il fenomeno prima che la paura dilaghi. Nella maggior parte dei casi l’intervento consiste nell’immissione di liquidità per liberare le banche dai titoli ad alto rischio. Quindi come solito i potentati dell’economia “sballano” il sistema e i contribuenti si trovano a pagare anche per loro.

 

407512678.jpgChe fine farebbero i nostri soldi in caso la banca fallisse?  Nel nostro paese la legge garantisce il rimborso di conti correnti, dei titoli assimilabili, assegni circolari. Sono ESCLUSI i titoli al portatore. Ogni cliente privato ha diritto ad un rimborso fino ad un MASSIMO di 103.000 euro, il rimborso è nominativo e automatico. Non vengono rimborsati i pronti contro termine e le obbligazioni bancarie.

 

Secondo voi, qualora la crisi dovesse accentuarsi, le nostre banche sarebbero in grado di far fronte alla restituzione di tutti i nostri soldi in deposito? Mi sbaglierò ma ho qualche dubbio in proposito.

 

Banche in picchiataultima modifica: 2008-10-01T09:05:00+02:00da rickyapple
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