24 Agosto 2006. Questa mattina mi sono svegliato diverso dal solito. In casa la solita frenesia, parenti che vanno di corsa o forse fanno solo finta, come quelli che dicono che hanno un sacco di cose da fare e perdono del tempo a ripeterlo una decina di volte. Faccio colazione poi mi lavo, preparo la borsa infilo la cuffia e mi infilo in auto. Soliti trenta minuti di strada. Il bello è che scendo verso il mare e via via che mi lascio i colli dietro, la giornata prende sempre di più il sapore dell’estate anche se oramai siamo sul finire della bella stagione.
Arrivo in città passo dal giornalaio prendo i soliti due quotidiani, uno nazionale e uno locale faccio l’ultimo chilometro e sono al lavoro. Parcheggio nervosamente come se l’appuntamento fosse imminente…mancano circa sei ore. Scelgo musica, notizie, faccio informazione. Penso, immagino, fantastico. Chiudo gli occhi poi li riapro, li chiudo ancora e scorrono vecchie immagini di me e di lei, dei nostri primi sguardi, delle prime parole, della nostra grande distanza seppur vicini nello spazio. Apro gli occhi sto per finire, una manciata di minuti e sono le 14,00. Vado al bagno, una rinfrescatina e un tocco al capello, un ultimo sguardo allo specchio. Sono fuori.
Faccio pochi metri il tempo di chiederle dove si è messa ed avere risposta. Parcheggio la vedo in lontananza. E’ in piedi. Sono ad una cinquantina di metri, allungo il passo metto a fuoco, vedo bene. Alza la mano fino alla spalla per salutarmi, ad un mio cenno si ferma e sistema l’asciugamano in terra. Due bacetti, le solite battute di cordialità e dopo un quarto che siamo stesi al sole decidiamo che questo lembo di spiaggia è troppo affollato per noi. Si cambia.
Ora non abbiamo più parole da spendere, ora solo baci. L’ultimo.